L’idea di un Museo universitario a carattere storico-medico nasce con le riforme teresiano-giuseppine. Nella seconda metà del Settecento il clima riformistico dell’Illuminismo coinvolge anche l’università di Pavia, sino allora appendice quasi dimenticata dell’impero. L’Imperatrice Maria Teresa d’Austria e il suo erede Giuseppe II, monarchi illuminati, si occuperanno della rinascita e del rifiorire dell’antica Università promuovendo riforme di carattere didattico, scientifico, nonché un rinnovamento edilizio. Dopo diversi tentativi, verranno approvati dal Magistrato Generale degli Studi il Piano Didattico del 1771 e il Piano Scientifico del 1773 che intendevano disciplinare l’accesso degli studenti alle facoltà, la chiamata dei professori, i migliori, per fama e valore scientifico, e erano volti ad eliminare gli insegnamenti superflui a favore di una didattica moderna, d’impronta sperimentale.
Sorsero, a questo scopo, le nuove strutture della biblioteca, del
teatro anatomico, del Museo di storia naturale, del laboratorio di
chimica e dei diversi gabinetti per l’insegnamento, dell’orto botanico,
del gabinetto di fisica sperimentale e di anatomia.
L’attuale
allestimento della struttura museale, invece, che occupa quella che fu
la sede della Facoltà di Medicina, adiacente all’antico Teatro anatomico
intitolato ad Antonio Scarpa,
risale agli anni trenta. Il Museo fu infatti creato nel 1932 per
accogliere il materiale esposto nella mostra di cimeli allestita a
Palazzo Botta in occasione del primo centenario della morte di Scarpa,
fondatore della Scuola Anatomica pavese. La mostra, organizzata da
Antonio Pensa, Presidente del IV Convegno della Società Italiana di
Anatomia e titolare della cattedra di Anatomia Umana Normale, ottenne un
grande successo di pubblico e di studio da parte di storici delle
scienze mediche e naturali. Gli oggetti esposti per l’occasione
comprendevano gli scritti autografi, le opere a stampa, le preparazioni
anatomiche dello stesso Scarpa e degli altri anatomici Rezia e Panizza, conservate nel Museo Anatomico.
Testa di Scarpa conservata sotto formalina |
Durante la guerra il Museo rimase chiuso ed il suo contenuto
trasferito in un luogo sicuro, mentre nell’immediato dopoguerra, grazie
al contributo del rettore Fraccaro, il Museo accrebbe le sue collezioni,
con l’acquisto di cimeli, il ritrovamento di oggetti e documenti, e
donazioni di grande valore. In seguito, come ai tempi del suo fondatore,
venne ripristinata la comunicazione con il portico e il cortile che
danno accesso all’Aula Scarpa , e al Museo fu annesso un ampio locale che avrebbe poi accolto gli strumenti di Fisica, acquistati o fatti costruire da Volta e
dai suoi successori, Configliachi, Belli, Cantoni.
Oltre a preparati
anatomici, strumenti di fisica e chirurgici, documenti relativi alla
storia dell’ateneo e cimeli, il Museo possiede molto materiale che,
anche per esigenze di spazio, non può essere normalmente esposto al
pubblico, ma viene presentato con un certo avvicendamento o su
richiesta. Parecchi documenti e scritti autografi sono raccolti in
cartelle ed elencati in maniera da essere facilmente rintracciabili,
come, ad esempio, gli autografi di Volta, Foscolo, Monti, Spallanzani, Moscati, Golgi, Oehl,
del cui trattato il Museo possiede tutto il manoscritto, ma del quale è
esposta la sola prefazione. In cartelle sono conservati anche gli
autografi di Valentino Brugnatelli,
Romagnosi, Adelaide Cairoli e di molti altri personaggi. Dei numerosi
volumi nei quali sono raccolte le storie cliniche ed i protocolli delle
esperienze di Luigi Porta,
sono esposti solo pochi esemplari, mentre gli altri sono custoditi in
armadi contenenti anche altri libri di carattere storico e scientifico
di notevole importanza.